15/30- sentirla dentro

ieri c'era un'aria tersa, gelida e tesa, come in montagna, quasi profumata (quasi... perché in pianura padana i profumi non si sprecano); il cielo, di cristallo.

e così, non ci ho pensato troppo, ho sistemato due cose al volo e sono salita in macchina, diretta a brescia.

forse non la classica meta da gita domenicale, capisco. ma avevo necessità di una destinazione sufficientemente a portata di mano da poter essere a milano da mio papà per metà pomeriggio.

in più, le uniche volte in cui avevo messo piede a brescia in passato era stato per udienze in tribunale; peraltro, piuttosto bello e ben organizzato, con buona pace del rudere milanese.

anyway, non so bene cosa dire. 

bella città, di certo; con un'aria "da città" che si percepisce già in entrata: palazzi moderni, strade ampie e alberate, sedi di aziende, banche e associazioni di categoria. 

poi si arriva in centro, che è un mix (non so fino a che punto ben riuscito) di parti più antiche, altre di chiara e nota impronta del trentennio, rovine romane e chiese con reperti longobardi.

ha strade strette, con basse case colorate, molti locali, che danno l'impressione di una città con una vivace vita sociale. forse il fatto che fosse domenica ha un po' falsato la prospettiva, ma sono certa che sia così.

una bellissima via (di cui non ho memorizzato il nome) con tutti i negozi di grido che si confanno a una città, un bellissimo teatro con un caffè all'interno in cui ci si può sedere per un caffè in un tripudio di specchi e affreschi: un po' sovrabbondante, per i miei gusti, ma di certo notevole.

ma... non so. non è entrata nel cuore. e lo so per certo, perché mancano almeno due segnali inequivocabili.

intanto, non sento l'urgenza di tornare quanto prima per colmare le lacune di questa visita (non sono riuscita, ad esempio, ad arrivare in cima al castello, per mancanza di tempo).

ma, soprattutto, non ho sentito traccia del sorriso un po' ebete che mi si stampa in viso quando sono in un posto che mi entra nel cuore, o che nel cuore è sempre stato.

se aggiungo il fatto che nn ho avuto l'irresistibile impulso di scattare foto e che quel che ho fotografato non mi ha dato enormi soddisfazioni, il quadretto è completo.

le darò un'altra possibilità, perché una seconda possibilità non si nega a nessuno e perché, come per le persone, alcuni luoghi ti crescono addosso con il tempo. ma ho idea che non ci siamo.

Commenti

  1. Ah ecco cos'era allora, ecco perché mi sentivo osservata... un sorriso ebete stampato sul viso😅

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    1. mi sa che per roma la regola non vale, il sorriso ebete lo vendono insieme al biglietto del treno o dell'aereo... solo i romani (forse) non ce l'hanno

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    2. Confermo, loro non ce l'hanno: traffico, sporcizia e folle di turisti annientano la poesia!

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