sottigliezze. o forse no.

 in questo giugno che assomiglia parecchio ad un aprile, con questo piacendomi molto, mi sto ritrovando a sottopormi a qualche seduta di osteopatia, per farmi passare un acciacco provocato proprio da quelle attività motorie che dovrebbero aiutarmi a rimanere in forma. siamo a posto

comunque, la dottoressa che mi sta rimettendo in sesto è una particolarissima creatura, dalla lunga chioma argentea, intelligenza brillante, eloquio piacevole e molteplici interessi.

così, tra una manipolazione e l'altra, intanto che si ascolta il programma radiofonico di musica classica da lei prediletto, si chiacchiera anche parecchio. 

si parla di figli, alto adige (passione comune), lingue straniere, libri vari, e ricordi di scuola.

giusto su questo punto, ieri mi dice - ridacchiando - una cosa che mi lascia di stucco. ma forse non avrei dovuto rimanere di stucco, conoscendo il liceo di cui parlava.

sai mi dice, all'inizio del primo anno, la prima volta che abbiamo fatto un tema in classe,  ho consegnato  il tema firmato, come tutti. con nome e cognome. la professoressa mi ha guardata in modo glaciale, dicendomi: tu non sei nessuno, quindi non puoi firmare con nome e cognome; quando sarai diventata qualcuno, se lo diventerai, potrai farlo, ma ora devi firmare con cognome e nome - in quest'ordine.

a quanto pare, era stata l'unica a firmare così, gli altri avevano (non so se consapevolmente o no) seguito le inclinazioni della docente.

ora, a me è stato insegnato che - registri di classe ed elenchi telefonici a parte- l'ordine corretto con cui firmarsi e presentarsi è nome e cognome.

ma a parte questo, insegnare ad una ragazzina ad adottare un criterio non corretto, in nome di un'idea ancora più scorretta, mi è parsa faccenda degna più che altro delle più tristi pagine del libro cuore.

inutile dire che, un paio di mesi dopo, si è trasferita nell'omologo liceo della cittadina vicina, con tutt'altra atmosfera.

ma io ero incredula.


Commenti

  1. Certi insegnanti ci provano a tararti all'origine. Sottilmente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. già, e purtroppo non tutti sono corazzati per resistere, soprattutto se ancora giovani

      Elimina
  2. Facoltà di lettere classiche dell'università di Cagliari, fine anni '80 o primi anni '90, esame di una qualche letteratura. La mia amica riflette qualche secondo sulla domanda, poi inizia a rispondere: "Penso che..." Il prof la interrompe immediatamente dicendole che "a nessuno interessa quello che pensa lei, lei deve solo dimostrare, se ne è capace, di ricordare quello che pensa l'autore del testo in bibliografia!"
    Di insegnanti che ritengono loro dovere umiliare gli studenti è piena la storia della scuola, purtroppo, e c'è chi ritiene che sia giusto cosi, perché "là fuori nessuno fa sconti".

    RispondiElimina
  3. quanto meno inelegante far precedere il cognome al nome, con buona pace di quella insegnante ottusa (pare che Carducci, cattedratico di letteratura, abbia bocciato uno studente che si era presentato all'esame citando il proprio cognome prima del nome, non siamo in caserma, gli avrebbe detto)
    massimolegnani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ecco cosa mi era sfuggita! oltre al registro di classe e all'elenco telefonico, la caserma. carducci, decisamente altra classe.

      Elimina

Posta un commento