#metoo

" quando si è innamorato del greco?
in quarta ginnasio, a prima vista.
è come quando ci si innamora di una persona: nessuno sa perché"

corriere della sera, 17 giugno 2019



nel giorno della seconda prova di maturità.
tacito e plutarco vs. un condensatore.
amen.

Commenti

  1. Ho letto l'intervista e l'ho trovata affascinante.
    Ho letto solo alcuni commenti agli esercizi della maturità e... boh, se la fisica fosse quella roba lì, malamente insegnata da professori spesso didatticamente incompetenti avresti ragione tu a mille.
    Ma.
    Ma la fisica e la matematica come le ho scoperte al poli sono una cosa completamente diversa.
    Cos'è la filosofia se non un tentativo di risposta razionale alle domande fondamentali?
    Ecco, la matematica è il linguaggio formale attraverso il quale la fisica descrive le risposte alle domande filosofiche: di cosa siamo fatti e di cosa sono fatte le idee, cos'è il tempo e quanto è infinito lo spazio, esiste una connessione fra tutti gli oggetti dell'universo oppure no e, se sì, come funziona...
    Tacito e Plutarco... Su Plutarco non mi pronuncio: di lui conosco solo il nome; di Tacito ricordo solo che trovavo difficili le versioni di brani suoi, ma magari mi confondo con Livio o con chissà chi.
    Nell'intervista che tu hai citato in apertura, il prof. Lapini dice che non è vero che "che se si legge in traduzione Tolstoj si può leggere in traduzione anche l’Eneide". Ma, chiedo a te che hai fatto il classico: saresti in grado di apprezzare un Tacito o un Plutarco (o Omero, per restare con Lapini) in originale? O parlando di me: conosco discretamente il francese e l'inglese, leggo con disinvoltura testi di vario genere ma non riesco assolutamente ad apprezzarne le sfumature di significato, per non parlare di giochi di parole e riferimenti alla vita quotidiana. Ad esempio, ho tentato, qualche anno fa, di leggere un testo sulla decadenza della democrazia in Francia ma non sono riuscita. Non era la lingua il problema, erano alcuni riferimenti, come se un tedesco che ha studiato italiano a scuole trovasse in un testo "il Divo"... senza wikipedia al suo fianco difficilmente capirebbe di chi si sta parlando. Inoltre, quante lingue potrà mai padroneggiare una persona? diciamo 4 o 5 lingue moderne più latino e greco? Sarebbe già un genio. E tutto il resto? Ebraico, cinese, farsi...Vedi che comunque è necessario affidarsi alla traduzione?
    Ma qual è il succo del mio discorso? E' che la spaccatura fra cultura classica e scientifica, introdotta nella scuola italiana mi dicono da Gentile, è completamente priva di senso e, per tornare ai tuoi amati classici, loro non la facevano: la ricerca scientifica era portata avanti dai filosofi che, privi degli strumenti matematici che saranno sviluppati nel corso dei 2000 anni successivi, ragionavano di natura e umanità senza soluzione di continuità. Ora che ci penso, non solo gli antichi erano privi di queste barriere, fino a tutto l'illuminismo è stato così e in alcuni casi anche dopo: Cartesio, Pascal, Marx, Liebnitz solo per citare i primi che mi vengono in mente...
    E, per concludere, generalmente le menti "scientifiche" apprezzano e coltivano per tutta la vita le arti, la letteratura o la filosofia. Il contrario non accade quasi mai.
    PS: non rileggo, spero che non ci siano troppi errori di battitura...

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    Risposte
    1. ero certa che le mie dieci parole avrebbero prodotto questo risultato.
      vediamo...
      divido la risposta in due parti... blogger dice che ho scritto troppo e non mi lascia pubblicare.
      la fisica è quella roba lì, per come la spiegano e la insegnano a ragazzi dello scientifico, che dovrebbero comunque avere una maggiore propensione (passione mi sembra tanta roba) per quel settore. se vogliono incuriosire qualcuno ad approfondire cosa siano matematica e fisica, per come tu dici di averle viste al poli, stanno parecchio sbagliando strada.
      in classe di eli, un solo ragazzo frequenterà fisica (ma è una sorta di omologo di T., quindi forse non conta; in più, questo ragazzo si rianima dal suo torpore praticamente solo se si parla di fisica o matematica, non nutrendo alcun apparente interesse per tutto il resto. mi pare un po' riduttivo, per le sue prospettive di vita futura).
      sempre da eli, tra chi opterà per facoltà strettamente scientifiche, la parte del leone è di edicina; il poli è stato scelto come prima opzione solo da un paio di ragazzi... tutto gli altri ci finiranno come ripiego, in caso non riescano a passare il test per medicina, appunto.
      le risposte alle domande che pone la filosofia non credo siano interamente riconducibili a formule fisico matematiche... almeno, non per come ho studiato io filosofia, ma ovviamente il mio programma di studi avrà avuto un taglio più umanistico rispetto al tuo.
      e, sinceramente, non amerei sentirmi spiegare la vita con un paio di formule...

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    2. (continua)

      tacito, plutarco, i loro amici e le traduzioni: al liceo e negli anni immediatamente successivi ero certamente in grado di leggerli e apprezzarli in greco e latino: questo mi hanno insegnato, e questo ho imparato e amato.
      è ovvio che ora non sarei più in grado come allora: lo escludo per il greco, mai più coltivato, mi do qualche possibilità in più per il latino, anche se con difficoltà maggiori rispetto a 30 anni fa.
      in inglese e francese in realtà non ho grandi problemi, talora colgo appieno le sfumature di significato, talora apprezzo la lettura nel suo insieme.
      ma, per i classici, l'approccio è diverso: lo studio che se ne fa è volto anche a cogliere le particolarità delle strutture utilizzate e dei significati, quindi suppongo che lapini si riferisca a questo.
      anche perché, se è vero che ogni testa è un mondo, ciò vale anche per le teste dei traduttori: mi è capitato di leggere traduzioni di classici (e non solo) che attribuivano al medesimo testo sfumature di significato che poi non erano tanto sfumature... la differenza tra una traduzione e l'altra si percepiva chiaramente, leggendo l'originale questo non accade.
      che poi sia inimmaginabile conoscere tutte le lingue del mondo e leggere tutto in lingua originale, è piuttosto ovvio: la traduzione non è vietata, è soltanto meno consigliabile.
      concordo che le spaccature per settori di conoscenza siano in larga parte una sovrastruttura del tempo, che sarebbe bello poter bypassare.
      terrei però presente il fatto che l'aumentare esponenziale delle conoscenze , lo stratificarsi del pensiero e l'accumulo delle produzioni artistiche e letterarie rendono praticamente impossibile per un povero essere umano coltivare la qualunque... con l'unica possibilità di procedere per settori, in base alle proprie inclinazioni, cercando di essere tanto aperti di mente da non voler escludere totalmente tutto il resto.
      per quanto mi riguarda, pur non avendo alcuna propensione per matematica e fisica, ascolto volentieri conferenze di carattere generale, che mi aiutino ad avere una visione su determinati aspetti,; viceversa, evito accuratamente dettagli tecnico scientifici che non sono in grado di capire (per mia ignoranza, senza dubbio) e che non suscitano in me davvero alcun interesse.
      Ultima cosa: in realtà non sono così d'accordo sul fatto che le menti scientifiche siano più aperte la lato umanistico che non il contrario...
      per restare a livello scolastico, sono molti di più i ragazzi del liceo classico che poi scelgono facoltà scientifiche, rispetto a ragazzi dello scientifico che decidano di frequentare facoltà umanistiche.
      al di là della scuola, invece, la vita di ognuno di noi è quotidianamente pervasa da arte, letteratura, storia o filosofia, a meno di non vivere rinchiusi in un laboratorio... mi pare impossibile ignorare questi aspetti (con livelli di gradimento, approfondimento e competenza ovviamente variabili), a prescindere dagli studi compiuti e dalle propensioni di ciascuno.

      non ho riletto neppure io... idem.

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    3. Rispondo al volo solo a un punto, per ora. Che le "menti scientifiche" abbiano frequentato lo scientifico e le "menti umanistiche" il classico è un'assunzione azzardata. Inoltre, purtroppo, la scelta della facoltà è fortemente condizionata dalla (percepita) facilità di trovare un lavoro, sia tra i ragazzi del classico che tra quello dello scientifico.
      Ritornerò a commentare: l'argomento, come tu ben sai, mi intriga!

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