cadute dallo stesso albero

l'una, è l'omologo italico della dea kali.
fa quaranta cose insieme, senza perdere la concentrazione su una che sia una.
vive la vita come una sfida a se stessa, ancora prima che agli altri, avendo già capito che l'unico giudizio veramente importante e fondato è quello che ognuno di noi dà sul proprio operato.
non ha ancora iniziato la maturità e ha già perso 500 dei preziosi grammi che compongono il suo fisico... non ne aveva bisogno, decisamente. ma ormai ho realizzato che riesce a risorgere dalle sue ceneri con una certa nonchalance, una volta terminata la tempesta; quindi, ce la faremo anche questa volta.
ha appena preso la patente, e non ha avuto pace finché non è riuscita a mettere le mani sulla macchinina cedutale dalla nonna.
l'ha immediatamente accessoriata con caricatore e supporto per il telefono, occhiali da sole nel cassettino, ed è partita senza batter ciglio.
non che sia andata lontano... solo a studiare a casa dell'amica prediletta; ma era vitale, per lei, affrontare immediatamente la novità e capire di essere in grado di controllarla.

l'altra, ha una camera luminosa, che lei stessa ha avuto il privilegio di scegliere quando abbiamo traslocato, in considerazione delle sue paturnie di allora bambina.
rispetto a quella di sua sorella è più grande e dotata di non-una-bensì-due ampie finestre.
nonostante ciò, vive nella penombra e nel silenzio.
porta perennemente chiusa, tapparelle quasi sempre a metà... luce, il minimo per orientarsi.
studiare... boh. nel caso, forse, a lume di candela.
al mattino, quando si alza, sguscia silenziosamente fuori dalla sua grotta e si rintana in bagno, per poi proseguire - sempre in religioso silenzio e con aria emaciata- verso la cucina.
tutto ciò, senza che un solo centimetro delle famose tapparelle venga sollevato, senza che un solo centimetro di almeno una delle famose finestre venga aperto, senza che un solo refolo di aria fresca pervada la bara. pardon, la camera.
al mio quotidiano urlo belluino, risponde con un laconico "ah, già".
si rianima un po' solo dopo la colazione, quando si rinchiude di nuovo nella ex grotta/bara, ormai illuminata e arieggiata, per scegliere con flemma e cura l'abbigliamento del giorno, per lo più a suon (e che suon...) di musica.
in realtà, so che a scuola o il sabato sera ha l'aria tutt'altro che emaciata e taciturna, quindi dev'essere un mood a mio esclusivo uso e consumo.

i privilegi della maternità, primo fra tutti quello di poter osservare quali infinite declinazioni riescano ad avere i tuoi insignificanti geni.

Commenti

  1. E' che tu la guardi in condizioni di stress ipoglicemico...
    Quanto all'altra: è una dea, neppure con l'immaginazione posso raggiungerla lassù dove per lei è naturale camminare.

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    1. quella non sa neppure cosa sia, lo stress.
      l'altra, invece, farebbe meglio a scendere un po'. che stare lassù serve a poco.

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