meccanismi delicati

ho poca dimestichezza con i meccanismi delicati.
di certo, ho poca attitudine: sono un'ariete ascendente leone, ovvero il meno che si possa trovare in fatto di delicatezza.
il primo impulso è sempre quello di sfondare una porta, salvo, poi, cercare di ricomporre la serratura scardinata. qualche volta si riesce, altre no, altre più o meno.
anche la terapia con i fiori di bach ho provato: mesi di goccioline di impatiens,  che -al massimo - mi hanno regalato qualche sensazione di leggera e passeggera euforia. fine del beneficio.

vivendo tempi complessi, la delicatezza, di animo tanto quanto di azioni, pare il minimo ringraziamento che si possa rivolgere alla vita che ha deciso, per il momento, di non travolgere te e i tuoi cari. non è proprio poca cosa.
ma qui, la vicenda si fa complicata.
così complicata, che sto faticando terribilmente a scrivere.

ognuno di noi, con più o meno fatica e più o meno successo, ad un certo punto della vita trova un proprio equilibrio.
quasi sempre, si tratta di equilibrio precario: vuoi per l'imprevisto sempre in agguato, vuoi per la mutevolezza dell'animo umano, vuoi - infine - perché ad un certo punto ti accorgi che questo equilibrio faticosamente raggiunto non sta funzionando bene come avresti voluto o pensato; il che ti fa decidere che è arrivato il momento di spostare ancora un po' il famoso punto.

lo spostamento, va da sé, non coinvolge mai solo chi lo decide o subisce in prima persona, ma - appunto - rompe o incrina o comunque modifica tutta una serie di delicati meccanismi che intorno  a quel punto sono stati costruiti.

e questo è ciò che, ovviamente, sta succedendo in questi giorni nelle case di tutti, nelle famiglie di tutti: per cercare di adeguarci alla nuova situazione, stiamo nostro malgrado modificando (con più o meno successo, velocità e soddisfazione) i meccanismi e gli equilibri su cui fondiamo le nostre giornate e la nostra esistenza.
per amore o per forza, ci troviamo a riorganizzare spazi e tempi secondo logiche del tutto differenti, passiamo più tempo tutti nella stessa casa, ma non necessariamente insieme.
oppure, se non stiamo nella stessa casa, non abbiamo più alcun tempo insieme: ché, certo, non è tempo insieme quello di una chat o di una videochiamata.

questo tempo lascerà in noi segni incancellabili.
dicono che sia come una guerra, ma ho paura che sarà peggio.
non ci saranno palazzi da ricostruire, ma vite, persone e relazioni, sentimenti, fiducia, desideri e voglia di vivere senza la paura che ci hanno instillato nel cervello, giorno per giorno, goccia a goccia, quale unico antidoto verso un nemico invisibile: perché la paura, si sa, è il più potente e definitivo strumento di controllo, quello a cui tutti fanno ricorso quando non hanno altro argomento da spendere.
purtroppo, la paura che oggi dovrebbe salvarci, probabilmente domani ci perderà, irrimediabilmente.
pochi si stanno per ora chiedendo quale sarà il prezzo che dovremo pagare, per tutti i meccanismi delicati che sono stati travolti e spazzati via e che, un giorno sempre più indefinito, dovremo provare a rimettere insieme.
cercherò una risposta, l'ho già fatto tante volte; ma non avevo proprio voglia, ora, di doverlo rifare.

Commenti

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  2. Quello che ci stanno facendo fa più paura del Coronavirus: ci hanno convinto che la nostra libertà è negoziabile e che la segregazione è sana e lecita. Questo fa paura.
    Quando sento invocare l'esercito nelle strade per disperdere file di persone in coda davanti al panettiere per paura del contagio, non posso fare a meno di pensare che le dittature sono nate così. La paura era diversa, la reazione no.
    Quando leggo di Conte che si è allestito un ospedale privato al primo accenno di pericolo, o di Monti che mistifica la realtà sul MES e tutti gli credono (perchè se il mio nemico è il tuo nemico allora tu sei il mio amico...), non posso fare a meno di confrontare questi atteggiamenti ai preclari esempi del nostro recente passato.
    Anche la democrazia, quella vera, è un meccanismo delicato: non facciamocela portare via da sotto il naso!

    PS: Scusa: il commento conteneva un errore che ho dovuto correggere

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    1. sarebbe bello. ma occorre avere in giro qualcuno di cui fidarsi o, almeno, di cui avere stima: tu ne vedi? e non è un problema di virus o nato con il virus.

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