il salto di specie

e così, un microbico affare, stanco di abitare pipistrelli e forse pangolini (ma chi cavolo sono? comunque, paiono scagionati), ora abita noi.
che abbia preso iniziative non autorizzate o che sia stato incoraggiato e aiutato nel compiere il suo salto, non è chiaro; forse non lo sapremo mai e, se anche un giorno venissimo a saperlo, la frittata sarà ormai fatta e mangiata.

a quanto pare, lui, il salto di specie lo ha compiuto benissimo e benissimo si trova, nei suoi nuovi ospiti.  
ma noi...
cosa sarà di noi, in quest'anno bisesto, vuoto di presente e di primavera?
dovremo imparare a compiere un salto di specie, da noi a noi.
ma è peggio di un triplo salto mortale senza rete, perché dovremo imparare a saltare rimanendo il più fermi possibile: vietato muoversi, vietato uscire, vietato incontrare persone.
questa volta, la sopravvivenza e - si spera - l'evoluzione passano per l'immobilità: quanto più sapremo fermarci, tanto più potremo sperare di riprendere a muoverci, possibilmente e sperabilmente meglio di prima.
un paradosso assoluto, almeno per la donna del fare, per la quale il "fare" è proprio "fare", non guardare dal proprio divano.

so quello che tutti dicono, anche se non so se sia effettivamente quel che davvero tutti pensano: su questo, li aspetto al varco quando tutta la menata sarà conclusa.
questi giorni, dicono i saggi e i sapienti, serviranno per fermarsi, per riuscire a compiere la forma suprema di viaggio, quello dentro noi stessi; ne usciremo migliori, corroborati da letture infinite e profonde, visite virtuali dei quattro angoli del mondo e di tutti i musei del pianeta, ascolto ispirato di musiche classiche / sacre /profane, preghiere a tutte le divinità note e ignote, partecipazione a sfide a distanza fra le più trucide che la mente umana possa pensare.
bene.
in questi stessi giorni, io sto - mio malgrado - lavorando anche più del solito, dall'ufficio, da casa e da qualunque posto mi capiti.
non esco più e non incontro più nessuno, va da sé.
ma, cosa ancora più grave, non ne sento quasi più il desiderio. 
nonostante i buoni propositi, anche quando sono a casa non riesco a fermarmi: le pulizie di primavera, in assenza di aiuto domestico, stanno avendo il sopravvento su qualunque forma di innalzamento spirituale e culturale.
il pensiero dominante è diventato: devo riuscire a fare tutto quel che ho da fare, finché ne ho il tempo e il modo. il che non mi pare esattamente in linea con il nobile itinerario "da noi a noi".
sto disperando di riuscire a compiere il salto.
sto disperando di riuscire a cogliere quello che questa esperienza, che avrei volentieri evitato, ci dovrà inevitabilmente insegnare. 
sono spaventata e ansiosa, come sempre accade quando qualcosa più grande di me sfugge alla mia possibilità di controllo.
probabilmente, se sopravvivrò, ne uscirò più involuta di prima e l'unica specie verso cui mi sarà consentito di saltare e reincarnarmi sarà- ben che vada- il citato pipistrello.
il ritorno alle origini, tutto sommato, è sempre una soluzione elegante.

ma, ancora di più, mi viene l'ansia al pensiero del salto di specie all'indietro, quando l'emergenza sarà passata: non sono certa che riuscirò a tornare quella di sempre (che mi piaceva abbastanza), e sono quasi certa che non sarò l'unica ad avere questo problema.

Commenti

  1. Non ho grande fiducia nelle capacità del genere umano. Temo che, passata la fifa, torneremo esattamente quello che eravamo prima: litigiosi, egocentrici, ignoranti del mondo e, quel che è peggio, di noi stessi.
    Ma con una casa pulitissima!

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    1. considerando quel che ho trovato in giro, sarebbe già un risultato insperato.
      e per come mi piaccio poco in questo momento, ti assicuro che barerei come un cinese a dama per poter essere ancora l'orrenda persona che probabilmente ero prima.

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