vita da juke box

 mi piaceva, da ragazzina, ascoltare le canzoni al juke box.

in montagna, ricordo che ne aveva una la nostra gelateria preferita. noi ragazzini andavamo al pomeriggio a prendere il cono in cui iniziavano a comparire i primi gusti che non fossero solo cioccolato e stracciatella (malaga era già molto esotico, nelle valli bergamasche degli anni '70 e '80), poi ci sedevamo fuori dal locale, sulle panchine gentilmente messe a disposizione dei clienti e iniziavamo ad inserire monetine.

mi sembrava una magia, questo produrre musica istantaneamente all'inserimento della moneta. ci piaceva procedere "a raffica", una canzone dietro l'altra, quasi senza interruzione, forse per vedere se e fino a quando la prodigiosa macchinetta avrebbe retto.

ecco, il juke box ora sono io.

non canto, ma non escludo di iniziare a farlo, quanto meno per dare un segnale dello squilibrio che potrebbe avere il sopravvento su di me a breve.

ci sono giorni, e oggi è uno di questi, in cui mi sembra che da me ci si aspettino solo risposte a raffica, sugli argomenti più disparati, nel minor tempo possibile (forse, nemmeno importa più che siano del tutto esatte, purché siano veloci).

se questo è il contrappasso per aver tormentato da ragazzina l'infernale macchinetta, capisco cosa doveva provare, e me ne dolgo. 




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