macedonia
e poi ci sono quei giorni che sai benissimo che non sono venerdì, ma siccome gli assomigliano un po', tu decidi di assecondarli. in fondo, chi sei per deluderli?
il telefono è stranamente abbastanza tranquillo, e non sai se essere contenta o chiederti come mai. meglio la prima.
e così ti perdi con la testa, con i pensieri, con i ricordi. belli e brutti, democraticamente.
fa caldo e continui ad accendere e spegnere il condizionatore in ufficio. che sempre acceso ti dà fastidio, ma spento forse anche di più. e comunque si sta meno peggio di quel che temevo stamattina.
vorresti essere in quel caffe con i tavolini e i divanetti fuori, sotto il grande albero, a parlare pigramente con la tua amica, sotto una brezza leggera.
niente, oggi non c'è modo di concentrarsi oltre il minimo necessario. quindi, tergiversi, rimandi gloriosamente a domani quel che puoi anche non fare oggi e - intanto che riordini documenti - pensi che avresti voglia di scrivere.
allora, rileggi (che non è scrivere) tanti post vecchi dimenticati. e forse capisci perché prima scrivevi tanto di più. eri più osservatrice, riflettevi di più su quel che vedevi o che succedeva, avevi più voglia di raccontare qualcosa di te e raccontavi tanto di voi, piccole scimmie ormai indiscutibilmente scimmie adulte. e ti rendt conto di quanto tutto questo riempisse i pensieri e le giornate.
e tu? tu, come sempre, non lo sai. forse ha ragione lucio corsi: nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandi.
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