chiamami con il mio nome

sarà una questione di praticità, o di ordine mentale, o di chiarezza... non lo so, ma i nomi mi piacciono.  

mi  piace conoscere i nomi delle persone con cui ho a che fare, degli oggetti che utilizzo, degli animali che vedo e dei luoghi in cui mi trovo.

mi piace anche, forse soprattutto, saper dare un nome a sentimenti e situazioni; non trovo che sia una banalizzazione, anzi. penso che attribuire un nome a quel che si prova o al momento che si sta vivendo sia una forma di rispetto per se stessi, per chi condivide con noi sentimento e momento e anche per la situazione o la sensazione destinataria di quel nome: tu sei "questo", e io ti chiamo con il tuo nome perché ti riconosco, ti accolgo e ho rispetto per te.

mi piace guardare in faccia le mie figlie e pensare che sì, i nomi che sono stati scelti per loro si sono rivelati avere un senso. le rappresentano e le indentificano, li trovo corrispondenti al loro tipo fisico e persino armonizzati rispetto al loro carattere... più dritta e spigolosa una, più morbida e sinuosa l'altra.

del resto, per scomodare anche i piani alti, persino Dio si diede la pena di incaricare l'uomo di nominare animali e cose, la tradizione biblica fa risiedere nel nome l'essenza e la natura dell'oggetto designato. questo, direi, nobilita il concetto di nome oltre ogni possibile dubbio, e attribuisce alle cose (in senso lato) un significato anche grazie al nome che ricevono, che non si può ridurre a una mera etichetta o a una formalità da sbrigare.

bene, terminando di fare la sapientona che non sono, devo dire che io per prima amo essere chiamata con il mio nome. non ho mai avuto molta simpatia per nomignoli, soprannomi, vezzeggiativi e diminutivi e immagino che ciò sia stato ben percepito da chi mi capitava intorno.

trovo, in più, che chiamare una persona con il suo nome (quello vero, intero) sia una delle più alte forme di intimità che si possano raggiungere, molto più - appunto- che non utilizzando nomignoli di vario genere: io so chi sei, ti riconosco e mi concedo il privilegio di chiamarti con il tuo nome, che ti qualifica ed è la tua essenza.

dal punto di vista fisico/gestuale, trovo che vi sia corrispondenza nel prendere la mano di qualcuno. farà ridere, ma lo trovo un gesto molto più intimo e sensuale di tanti altri ben più audaci.

detto questo, la mia incapacità di comprendere chi non sa (o più spesso non vuole) dare un nome a persone, cose, situazioni e sentimenti è totale.

non trovo fascino né libertà nell'incertezza, solo ambiguità, mancanza di rispetto e di coraggio.

sarà forse il mio nome, che ha lasciato in me un'impronta indelebile.


Commenti

  1. Mi chiami Flo, devo preoccuparmi?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. penso di no. ho sentito solo i tuoi chiamarti con l'intero nome. e per me è soltanto questione di suono. non ti ritrovo nella durezza della "r".

      Elimina
    2. Trovi dura la "r"? io per niente...

      Elimina
  2. Il punto è che io non sono "carina e molto femminile", per questo non mi ci sono mai sentita a mio agio. Quanto al battesimo e al nome dei santi, il mio parroco dell'epoca, ignorante, mi ha affibbiato un Maria di secondo nome. Inutile, perché in realtà esiste un San Floriano festeggiato il 4 maggio (ricordatevi di farmi gli auguri😉)
    Nota a margine: ho appena googolato il mio santo patrono, e ho scoperto di portare il nome di un soldato romano martirizzato sotto l'impero di Diocleziano. Stiamo parlando del 304, altro che nome moderno!

    RispondiElimina
  3. Io sono una e trina, come i miei tre nomi. Per quello solo pochi riescono a conoscermi per intero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma guarda chi c'è!!! bentornata :-) pure io una e trina...ma con me chiara stravince sul resto, non c'è storia né speranza. e non è sempre un bene.

      Elimina

Posta un commento