percorsi e viandanti



"la vita non ti dà le persone che vuoi,
ti dà le persone di cui hai bisogno:
per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti
e per renderti la persona che era destino che fossi"
(Albert Einstein)


nonostante ciò che può sembrare, sono una persona insicura.
ho paura di sbagliare, ho paura di non essere all'altezza delle situazioni che vivo e delle responsabilità che mi sono affidate.
ho paura di sbagliare in ciò che faccio, ma forse ancora di più in ciò che penso e nelle valutazioni che compio.
non ho paura, invece, del giudizio che gli altri possano avere su di me. quello è, casomai, un problema loro, a meno che non si tratti dei miei cari.
essendo una persona insicura, ho capito che un modo per tamponare questo problema è quello di non porsi troppe domande... meno domande ti fai, meno risposte ti devi dare, meno rischi di darti la risposta sbagliata. semplice, sciocco ed efficace.
purtroppo, non sempre il metodo risulta attuabile. e, comunque, anche alla superficialità c'è un limite.

fatta questa triste premessa, penso che sia piuttosto naturale e sensato chiedersi  perché ci accada di incrociare proprio certe persone, proprio in certi momenti o in certe circostanze.
a me, personalmente, è successo diverse volte di liquidare superficialmente come come perdite di tempo alcune frequentazioni che, effettivamente, non mi pare abbiano portato grande contributo alla mia vita.
allo stesso modo, mi è accaduto di rimpiangere di non aver potuto, o anche voluto - ahimè- approfondire alcune conoscenze a cui troppo tardi ho attribuito un valore.
oppure, di dovermi a malincuore ricredere su  persone che, inizialmente, mi erano parse tanta roba e che, invece, si sono rivelate più inconsistenti della neve al sole, per non dire deludenti.
e visto che, come ho già scritto da qualche parte, ritengo le delusioni ancora più difficili da assorbire che non i tradimenti, questa sì che per me è tanta roba.

nonostante io resti convinta che il Destino giochi di continuo le sue carte, riuscendo comunque a darci l'illusione di essere noi a pescarle, mi piace pensare che  tutto abbia un suo posto e un suo perché, anche quando sembra avvenire per puro effetto del caso.
di conseguenza, mi piace pensare che ciò che ho fatto e le persone che ho incontrato abbiano avuto, anche per un  momento, un ruolo nel rendermi ciò che sono, anche quando io abbia frettolosamente liquidato il tutto come inutile o negativo.
questo mi ha fatto accogliere con un moto di entusiasmo l'affermazione che ho riportato.

ma l'uomo del dire, che - detto per inciso - è anche parecchio uomo del pensare (oltre che uomo di date.... ma questo, per ora, non c'entra), essendo molto più saggio e incline alla riflessione di quanto non sia io, mi ha fatto notare che quel "hai bisogno" suona poco convincente "perché accredita la vita di una sorta di intelligenza, di capacità di darti ciò di cui - appunto-  hai bisogno" (cit.)
cavolo. il momento non era favorevole a riflessioni meditate e sensate, essendo le 7.30 del mattino e io in grave ritardo. ma non potevo stare lì come un'oca e non dire nulla.... così, ho ripiegato su un arrangiato "la vita è programmata per perpetuarsi e, secondo me, per evolversi. quindi, credo abbia una sorta di intelligenza in questo senso".
lui non mi è parso convinto, ma ha abbozzato, sempre causa ritardo.
devo dire, per completezza espositiva, che l'uomo del dire è anche un bel po' incline allo struggimento e che questo, sovente, lo induce a nutrire prospettive non propriamente rosee sulla vita e i suoi significati, più o meno reconditi.
io, però, sono donna del fare e quindi ho veramente la necessità di pensare che tutti i viandanti che incrocio possano contribuire al mio divenire e al mio percorso nella direzione che mi appartiene.
che poi questa direzione sia io a deciderla, o sia già decisa a monte e io non possa fare altro che seguirla, è una cosa che ancora non mi è chiara....


Commenti

  1. Non credo che il destino scelga per noi chi farci incontrare e quando e francamente non credo che esista una intelligenza capace di decidere di cosa abbiamo bisogno e, per giunta, di regalarcela.
    Credo invece che ognuno di noi, con la sua intelligenza, scelga, fra le persone che il destino (o il caso, per me) ci fa incontrare in un determinato momento della vita, quella o quelle di cui ha bisogno. O voglia.
    Faccio un esempio: quante mamme e/o papà hai incontrato fra nido, materna, elementari, medie? una cinquantina? A queste aggiungi qualche cliente, svariati colleghi e varie ed eventuali. Sottostimando il numero, diciamo un centinaio di persone negli ultimi 15 anni. Fra questi ne hai scelti quanti? due o tre, forse 5. E tu dici che la vita li ha scelti per te e te li ha serviti su un piatto d'argento??? Naaahhh....
    Una persona ti fa stare bene e tutte le altre no, quandi decidi di frequentare la prima e non tutte le altre.
    Se poi ti fa stare bene l'idea che "la vita", graziosamente, abbia deciso di regalarti quella persona, è perchè questa idea ti fa sentire protetta e mai sola.
    Ma sei tu che proteggi te stessa.
    PS: sei insicura? Meno male: solo gli stolti non hanno mai dubbi.

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    1. non penso di essermi spiegata...
      credo che la vita/destino/ caso/fato ci faccia incontrare o quantomeno incrociare una serie di persone e che ognuna di queste abbia un suo modo (positivo o negativo) di influire sulle nostre vite. la scelta di chi frequentare o chi ritenere positivo o negativo per noi è ovviamente nostra, ma credo che ogni incontro abbia un suo perché e avvenga in tempi e circostanze non casuali.
      d'altra parte, un gran numero di persone che fanno parte delle nostre vite non vi entrano per nostra scelta o elezione: genitori, figli, parenti vari, colleghi, insegnanti, insegnanti dei figli... questi ci capitano addosso. noi decidiamo come considerarli, ma ognuno di loro ha, in ogni caso, un'influenza su ciò che siamo o saremo, a prescindere dai nostri desideri.

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    2. Effettivamente on avevo capito. A questo punto, l'unica differenza fra come la vedo io e come la vedi tu è che per me si chiama "caso" ciò che per te si chiama "destino". E che per me è. per l'appunto, casuale, mentre per te ha una qualche forma di intelligenza. Provvidenza?

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    3. ho in parte risposto da te...
      chiamala come vuoi, ma io penso che una forma di intelligenza (laica o meno) ci sia.
      io ho incontrato in modo del tutto casuale, ma che ritengo casuale non fosse, una persona del tutto sbagliata, nel senso che non faceva assolutamente per me. ma che ha avuto il merito (insieme a tanti demeriti) di farmi uscire da me stessa.
      cosa che non sarebbe successa se lo avessi incrociato qualche tempo prima o se le nostre vicende si fossero dovute sviluppare in modo diverso.

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