nord e sud

 in queste ultime settimane sono stata giocoforza destinataria di molte narrazioni sulla mia famiglia, principalmente sulla parte materna ma anche, forse per non rimanere indietro, quella paterna.

come molti, ospito in me una componente del nord (eredità paterna) e una del profondo sud (eredità materna); non potrebbero essere più diverse, e talvolta questa è la chiave con cui cerco di spiegare e giustificare a me stessa aspetti del mio carattere che mi sembrano tra loro contrastanti se non inconciliabili.

credo che, a seconda delle circostanze, del momento e dell'umore, tenda ad emergere uno o l'altro dei dna.

due cose mi hanno sempre colpito, nei racconti di famiglia: il diverso stile di narrazione relativo e la grande differenza di contenuti.

lato nord, narrazioni sobrie, con pochi particolari (segno, certamente, oltre che di scarso interesse, di una conoscenza non così approfondita delle vicende familiari delle passate generazioni: per intenderci, copriamo a malapena i miei bisnonni... di quel che accadde prima, nessuno sa).

i miei nonni paterni provenivano uno da famiglia milanese medio borghese, di cui pochissimo ho capito, l'altra da famiglia brianzola contadino/operaia, molto numerosa. ma, nonostante questo, i legami familiari appaiono scarsi, allentati e non particolarmente sentiti.

mio padre, ma non solo lui, conserva pochissimi ricordi della sua infanzia, tranne quelli legati alla guerra. pochi cenni a parentele, vicende di famiglia, tradizioni: tutto ciò che viene raccontato è semplice e lineare, improntato alla sobrietà della vita che conduceva la famiglia, alle poche confidenze reciproche... mi colpisce la poca affettività di questi racconti, come se mi venisse narrata la vicenda di estranei.

un'immagine ricorrente rimasta impressa in mio papà e mia zia è quella della mia bisnonna materna, contadina delle Brianza, che sedeva in cucina tutta vestita di nero, intenta a mondare il riso in una ciotola. una scena da albero degli zoccoli, praticamente: solo che si svolgeva a Milano città nel dopoguerra.

ricorrono nomi, mia nonna aveva sei tra fratelli e sorelle... ma ben poco mi è stato raccontato delle loro vite, meno ancora so se vi siano ancora parenti (a parte tre cugine a me molto care) da quella parte.

lato sud, provenienza alto borghese (bisnonni avvocato e proprietario terriero), con spiccate simpatie monarchiche. mille fratelli, molti dei quali morti da piccoli, tutti con gli stessi nomi  derivati dai nonni e - quindi - una confusione apocalittica nei racconti.

una profusione di particolari, nomi, aneddoti, intrecci e pettegolezzi di famiglia e di paese che farebbero impallidire il più incallito dei gossipari; il tutto intercalato e arricchito da ricette e tradizioni di familiari le cui radici si perdono nei meandri della memoria e non si riesce più a risalire all'autore originario.

da questa parte il racconto ha connotazioni quasi gattopardesche, ma anche a suo modo moderne e rivoluzionarie: ho una prozia, suora, di 93 anni, laureata in filosofia... e si narrava di una parente (non chiedetemi chi fosse di preciso), bellissima,  che ai primi del '900 se ne era partita per Parigi per fare l'indossatrice, attirandosi addosso gli strali di tutto il paese.

insomma... due mondi opposti, che mi fanno tanto pensare e che mi pare impossibile che si siano potuti in qualche modo fondere in mio fratello e in me, creando quel che siamo. 

ma tant'è, e mi fa sorridere pensare che il mix nord-sud si possa in qualche considerare come una sorta di prova generale, ante litteram,  di una multiculturalità in scala ridotta.



Commenti