come stai

 occorre davvero rispondere?

perché, sinceramente, non saprei che risposta dare. forse, perché quasi mai mi viene posta la domanda... come se ci fosse un certo timore della risposta: perché mai scoperchiare il vaso di Pandora, dopotutto?

"come stai" è la domanda più retorica e insieme insidiosa che si possa rivolgere a qualcuno. quasi sempre è accompagnata, in chi la pone, dal senso di aver assolto un civico dovere di cortesia e dalla segreta speranza che all'interlocutore non venga voglia di raccontare come sta davvero.

allo stesso modo, "bene, grazie" è la risposta più agognata dal destinatario, analogamente densa di civico dovere di cortesia e di empatia nei confronti di chi, ricevendola, viene risparmiato da imbarazzanti sfoghi a cui non saprebbe (e, spesso, neppure vorrebbe) far fronte.

perché, ancora più spesso, non basterebbe una vita per capire come si sta: figuriamoci per cercare di spiegarlo ad altri.

talora, molto di rado, ci si imbatte in qualcuno che non chiede semplicemente perché non ne ha bisogno: lo sa, non servono domande né risposte. ma è più raro che incrociare un pangolino dalle mie parti.

comunque, sto bene, grazie.

Commenti

  1. Non chiedere, nella presunzione di sapere, e' pericoloso. Non sempre basta l'intuito.

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    1. È raro, ma accade che qualcuno riesca. Bastano uno sguardo o l’intonazione della voce... e capiscono. Semplicemente, hanno un dono.

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    2. Sguardi e voci... si escludono così tutti i contatti epistolari.

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    3. Non è impossibile nemmeno così, in certi momenti.
      In generale, però, credo sia una modalità che richiede decisamente più coraggio di chiedere e di rispondere.

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