risvegli

accade anche questo, in tempi di pandemia: che, incredibilmente, la casa sembri più vuota ora che siete sempre lì rispetto a quando non ci siete quasi mai.

mi sveglio nel silenzio più avvolgente… che già, per me, è sinonimo di botta di ansia.
ho più tempo per prepararmi… nessuno spazio da condividere, nessuna lite da sedare per furti di vestiti da un armadio e dall'altro, nessun mascara da cercare affannosamente prima che si compiano tragedie, nessuno che chieda un passaggio a scuola all'ultimo minuto, nessun caffè da prendere con le amiche prima di arrivare in ufficio.
niente e nessuno.

quindi, tutto questo tempo, me lo prendo: colazione lenta, lettura di qualche notizia, le micro lezioni di lingue che ormai sono diventate nuova abitudine da questa primavera.
sempre nel silenzio, faccio tutto quel che devo fare… e sguscio fuori casa, di malavoglia e quasi di soppiatto.

molto spesso, non incrocio nessuna di voi due, ancora intente a dormire profondamente.
il liceo, dopo aver fatto i salti mortali per garantire scaglionamento di orari nelle poche settimane svolte in presenza, ha mantenuto gli stessi orari anche in didattica a distanza.
la speranza è l'ultima a morire… inutile tornare indietro per poi - magari - dover scaglionare di nuovo. magari.
l'università, oltre a svolgere lezioni in diretta - agli orari già previsti- garantisce l'accesso alle stesse lezioni registrate. quindi, nessun motivo di buttarsi giù dal letto all'alba.
quando mi capita di incrociarvi, siete due ectoplasmi in pigiama: vi preparate caffè e colazione e finite, il più delle volte, per consumare il tutto davanti al pc, a lezioni in onda, mezze in pigiama e mezze abbigliate e truccate.
ottimo.

ecco. ora so come sono le giornate, o almeno i risvegli, di chi vive solo.
grazie, no… si stava meglio quando si stava peggio.


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