appunti da corona county

giorni bizzarri, in cui non ho nessuna voglia di cedere alla paura che non ho (quanto meno per me stessa), ma resta sempre il dubbio di essere considerata superficiale e insensibile mostrando voglia di sorridere e ironizzare su quanto sta accadendo.
io, però, non cambio idea: un pizzico di sana ironia può davvero fare la differenza, soprattutto quando le cose sembrano più complicate del solito.
il tutto - non credo sia necessario dirlo, ma di questi tempi non si sa davvero mai - senza ombra di mancanza di rispetto verso chi sta  davvero male, chi è conseguentemente profondamente preoccupato e chi sta lavorando in condizioni massacranti per aiutare gli altri.

nel frattempo, dalle mie parti, ridacchiando fra un meme e l'altro:
si continua a lavorare e fatturare nonostante tutto (perché ce l'ho nell'animo imbruttito e perché non c'è ragione di fermarsi), fra smart working di qualcuno, mani lavate allo sfinimento e salti mortali per convincere i clienti a non venire ad abbracciarti se proprio non è necessario.

si tengono faticosamente a bada genitori ampiamente ultra ottantenni, ai quali sono stati consegnati flaconi di sapone disinfettante, tre mascherine in croce raccattate in extremis alla decima farmacia visitata e valanghe di raccomandazioni che lasceranno il tempo che trovano: è stagione di influenza come ogni anno, dice mio padre, perché tutta questa roba per casa? ecco.

figlia 1 è rimasta a milano, nonostante la chiusura dell'università: qui avrebbe ancora meno da fare, il fidanzato è in partenza per l'erasmus (se non gli sbattono gentilmente in faccia le frontiere all'ultimo minuto) e la speranza di riapertura dei locali per aperitivo si è presto concretizzata: tutto per il meglio, quindi. in più, nel frattempo fa la guardia armata ai nonni intemperanti.

figlia 2 è a casa, anche lei con immenso dispiacere orfana di scuola per una settimana; orfana ancora per poco: l’insegnante di matematica e fisica ha preannunciato lezione in streaming per domani... se non dovessi andare in ufficio, mi siederei ad assistere con i popcorn.
purtroppo è stata anche un po' orfana di amiche, scappate in montagna e rimaste un po' più del previsto per evitare la situazione: ma sono finalmente di ritorno, e stasera ne ho già una a casa

il caffè del mattino è momentaneamente solitario e surreale, ma è salvo, e questo migliora decisamente le giornate faticose e piene di lavoro.

passerà, perché tutto passa, ma lascerà dietro di sé tanto da rimettere insieme.
e questo è ottimismo sfrenato.

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