presa di coscienza

era uno dei primi caffè  autunnali del mattino, un po' più popolato di quanto non accada ormai nella quotidianità.
uno dei rari giorni, insomma, in cui riusciamo ad essere non soltanto L. e io., ormai definite da suo marito "donne da bar", visto che dissipiamo in tale favolosa attività più della mezz'ora quotidiana che pare consentita alle persone rispettabili.
un'amica presente quel giorno raccontava di un corso di aggiornamento che sta seguendo, nonché di alcune persone conosciute in quell'occasione.
queste colleghe, diceva lei, sono decisamente appassionate di yoga, meditazione e filosofie orientali in generale e non perdono occasione per magnificarne i principi e i benefici per il corpo e per lo spirito.
L. e io, novelle ed entusiaste praticanti yoga, sorridevamo confermando (con aria anche un po' saputa e compiaciuta) la piacevolezza e i benefici della pratica.
e invece no... è arrivata immediata e inesorabile la stroncatura: non va bene diffondere con tanto trasporto e  convinzione idee che sono così lontane dalla "nostra" cultura tradizionale e che non appartengono al "nostro" mondo.
il prezzo da pagare, a detta di questa infervorata amica, potrebbe essere la perdita di identità e lo scardinamento di millenari valori culturali. con chissà quale ribaltone social-religioso.
caspita... noi novelle praticanti ci siamo guardate sentendoci immediatamente in colpa... ma non abbiamo commentato.
entrambe, però, abbiamo riflettuto nel silenzio dei rispettivi uffici e, il giorno dopo, è bastata un'occhiata per capire che avevamo opinioni da scambiare e che queste opinioni coincidevano perfettamente...
ma vuoi vedere che il problema non è tanto l'esistenza in sé di un'idea diversa dalla propria, quanto il timore che questa idea (di qualunque genere essa sia) possa rivelarsi convincente e incida su certezze personali che, ancora più che vere convinzioni, costituiscono un baluardo a difesa di se stessi?
ecco, questa prospettiva mi pare ancora più agghiacciante: rifiutare anche solo di conoscere un'idea per la paura - a priori - che in qualche modo possa contribuire a farci cambiare o a modificare la  nostra prospettiva sul mondo e sulla vita. 
nulla più di questo mi pare conferma della fragilità dei valori che vorremmo difendere.
ma forse sto esagerando.

Commenti

  1. No, no, non esageri affatto. Come mio suocero che non mangia la pasta la burro sostenendo di non amarla ma, in realtà, avendo paura di trovarla più buona e digeribile del suo eterno agliolio (che, si sa, è tutto attaccato)
    Ps: chi è l'amica timorosa di perdere la sua identità per colpa dello yoga? Dimmelo, dimmelo...

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