170. e (non) sentirli.

lei ha 82 anni ben portati, soprattutto quanto a testa... perché quanto a fisico non siamo messe benissimo. 
ciò non toglie che abbia più vitalità di sette gatti con ancora sette vite ciascuno e che, soprattutto, da parecchio tempo sia costretta a mordere il freno causa lui.
lui di anni ne ha 88, ha il fisico di un alpino e di un bersagliere messi insieme, esami del sangue nettamente migliori dei miei, ma testa ballerina.
diciamo che ricorda a menadito cosa abbia mangiato a natale del 1942, ma non cosa abbia detto un nanosecondo prima.
pazienza, la perfezione non è di questo mondo e i due, tutto sommato, riescono ancora a bilanciare i rispettivi punti di forza e debolezza in maniera più che decorosa.
senonché, rompere gli equilibri è sempre un'attività ad alto rischio.
così, accade che lei decida di punto in bianco di partire alla volta della capitale per un fine settimana, per salutare alcune delle suore presso il cui collegio aveva studiato da adolescente. sono ormai le ultime superstiti di tutte quelle che l'avevano accudita ed educata e - ovviamente- non si sa per quanto tempo ancora saranno di questo mondo.
va bene. non si capisce da cosa derivi questa improvvisa urgenza, ma non le si può certo dire di no. 
anche perché, al di là delle suore quasi novantenni da salutare, lei ha di certo bisogno di rompere i famosi equilibri per un seppur breve lasso di tempo.
quindi, lei si imbarca sul treno e io sbarco per un fine settimana di compagnia a lui, che di certo da solo non può stare.
tutto fila abbastanza liscio, salvo ansie di tarda sera che non ci consentono di prendere sonno fino alle 2 di notte, perché ogni volta che sta per addormentarsi si avvede che lei non è dove dovrebbe essere e non si ricorda assolutamente dove sia finita.
pazienza anche qui.
il secondo giorno avrà chiesto una cinquantina di volte dove sia lei, perché sia andata, che bisogno c'era, se è andata da sola (...) e quando pensava di tornare.
il tutto commentato, immancabilmente, da "certo che almeno una telefonata potrebbe farla".
per la cronaca, le telefonate intercorse nelle circa 36 ore di assenza sono state almeno setto o otto.
al rientro, lui era talmente giubilante per l'apparizione da non ricordarsi (...) di farle la ramanzina che si era accuratamente preparato in sua assenza; lei, era talmente giubilante per il diversivo avuto (36 ore in mezzo a suore ottuagenarie...) che non ha mostrato alcuna insofferenza alle continue domande di lui su dove fosse stata e con chi.
il giorno dopo, questa idilliaca atmosfera continuava: mi è stato riferito ascolto di coppia di musica dal telefono per oltre un'ora... con aria estasiata e strabiliata di lui per il prodigio tecnologico.
cosa devo dire... li invidio, tanto.

per amor di verità, devo segnalare che l'idilliaca atmosfera, a giorni tre dal rientro, è svanita per lasciare spazio ai consueti battibecchi. tutto a posto, quindi.

Commenti

  1. Perché invidiarli? Puoi battibeccare anche tu e, se non sei capace, ti spiego io come ascoltare musica per telefono!

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  2. poter battibeccare e ascoltare musica insieme dopo oltre 50 anni di cammino comune è ormai un privilegio per pochi. io sto inevitabilmente fra i molti.

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