di ritorno
l'unica porta semiaperta del piccolo santuario ai margini del paese è quella laterale, che a non sapere che esiste neppure la si vede.
all'interno, un pavimento in marmo così lucido da sembrare uno specchio, poche persone, alcune candele accese. intorno, le montagne della mia infanzia.
sono tornata oggi, dopo moltissimi anni, nel paese in cui il tarcisio cuoceva il suo pane e noi liberavamo i grilli alla luce del tramonto.
è stato un impulso improvviso. mi sono svegliata stamattina non avendo pensato a niente per riempire questa giornata di vacanza, ho visto il sole e questo posto si è materializzato nella mia testa.
ho ritrovato la mia casa, ho scoperto che in quella di fronte abita ancora il ragazzo (ex ragazzo...) che a 14 anni faceva manovra nel grande cortile con il camion di suo padre, sotto gli occhi di mia madre che lo guardava dal nostro balcone, in silenziosa disapprovazione.
ci sono molti degli stessi negozi di allora, compreso quello del tarcisio. ma non è più come lo ricordavo, ovviamente.
c'è persino ancora il cinema in centro al paese, quello in cui ci rifugiavamo nei molti pomeriggi di pioggia, che venne chiuso per un'intera settimana nell'agosto del 1978, quando morì Papa Paolo VI, gettando tutti noi ragazzini nel più nero sconforto.
e c'è anche la pasticceria storica, la cui proprietaria era una signora decisamente poco avvenente ma dotata di straordinario talento, anche comico; ai clienti indecisi, proponeva sempre un vassoio di paste un po' "avariate", intendendo con ciò semplicemente comporre un vassoio assortito.
nel pomeriggio sono arrivate improvvise nubi nere e brontolii di tuoni a rovinare la mia passeggiata nel bosco ai limiti del paese, dietro il minuscolo santuario. proprio come quando tornavamo a casa di corsa, per sfuggire ai temporali di agosto che ci coglievano sempre impreparati.
Fantastiche le paste avariate!
RispondiEliminasimpatico questo tuo ritorno al passato
massimolegnani
è stata una bella giornata. peccato la pasticceria chiusa per il 25 aprile... qualche pasta avariata mi sarebbe piaciuta.
EliminaMa siamo mai preparati?
RispondiEliminama figuriamoci. io, mai.
EliminaLa "mia" montagna è tanto cambiata: è diventata moderna, attira turisti a frotte, gli impianti di risalita partono direttamente dal parcheggio, a coccolare villeggianti pigri e esigenti e il centro del paese pullula di negozi di abbigliamento da 100€ la t-shirt al posto dei vecchi empori pieni di coltellini da tasca e saponi da bucato. Perfino il mio amatissimo pane di segale ormai è una pagnottella magra e chiara, molto cittadina.
RispondiEliminaMa che ne sanno loro delle code davanti a Zampatti, ad aspettare la pizza calda della merenda, o i mirtilli della signora Bigina (di nome o di fatto? mai saputo), che sopra il negozio aveva un paio di camere che negli anni '60 affittava ai milanesi in fuga dal caldo agostano, della sala giochi in piazza e delle partite a pacman, eterne finché durano le monete da 100 lire, di Anna la parrucchiera, l'unica del paese, per uomo donna e bambine, i bambini chissà.
Non ci torno dal 2016, direi che è ora...
io non tornavo da molto di più. ogni tanto fa bene.
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