le forme dell'amore

 sto leggendo un bellissimo libro, "la casa del mago" di emanuele trevi.

un viaggio nei ricordi del rapporto padre (e che padre) /figlio, nelle pieghe della figura di questo genitore  enigmatico, importante e ingombrante. 

a pagina 70 leggo:

"guardavo il riflesso del suo volto sul finestrino rigato dalla pioggia e aperto sull'umida notte laziale di mezzo autunno; raddoppiato dal vetro, l'enigma che lo riguardava appariva persino più difficile da sciogliere. ma io lo amavo, e per me amare significa accettare l'enigma di una persona in quanto tale, non sono venuto al mondo per sciogliere nodi o scovare tesori".

davvero è così?

voglio dire, nessuno dovrebbe amare l'altro avendo come scopo quello di cercare di conoscerlo intimamente per poi provare a cambiarlo.

ma cosa c'è di male o di sbagliato nel voler arrivare (o almeno provare ad arrivare) a conoscere l'anima delle persone care?

amare qualcuno, a mio modesto avviso, vuole anche dire entrare in sintonia... che sintonia ci può essere con qualcuno che ci limitiamo ad osservare dall'esterno, ad accogliere per come decide di porsi, senza nemmeno capire se in questa persona vi sia qualcosa di più, di meno o di diverso da quel che lascia trasparire?

non credo di essere una persona invadente... ma un conto è avere rispetto e non travalicare confini, un altro è rimanere in una posizione che mi pare quasi di passiva indifferenza...

forse non sono in grado di sciogliere nodi, soprattutto se non richiesta. ma amerei molto che mi fosse consentito di scovare tesori.


Commenti

  1. Accettare l’enigma di una persona e’ aver già scoperto il suo tesoro e volerlo lasciare intatto.
    massimolegnani

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