alla ricerca di nuovi equilibri

quindi, dopo neanche due settimane si ha la conferma (ma già lo intuivamo) che i prossimi quattro mesi saranno un'improvvisazione continua.

elisa ha iniziato lo stage obbligatorio pre laurea, che mi sembra una bella cosa. almeno non farà la fine che si faceva ai miei tempi, quando non avevi la minima idea di cosa ti sarebbe toccato fino a quando non ti toccava davvero. e allora si rideva.

ha scelto una grande società di consulenza, perché da lì vorrà iniziare e quindi tanto vale capire subito come funziona.

avendo lavorato io stessa in quella società per un breve periodo, ed essendomene andata per questa ragione, non avevo bisogno di conferme. non ci sono orari.

ora, che non ci siano orari nei momenti clou di attività, perché c'è un termine da rispettare, un'urgenza o un progetto in un momento particolarmente delicato, va benissimo ed è normale.

che non ci siano orari come prassi, un po' meno, soprattutto se sei una novella stagista priva di qualunque esperienza e quindi, direi, non una risorsa strategica ed irrinunciabile.

e così, mentre inizialmente la fanciulla pensava "ogni tanto mi fermerò a milano, ma per lo più tornerò a casa, questo orizzonte si è già capovolto in un "quando potrò tornerò a casa, per il resto mi fermerò a milano".

anche questo va benissimo. peccato che ogni sera ci sia l'effetto sorpresa, non essendo possibile capire a che ora la rilasceranno e se sarà troppo tardi per prendere un treno verso casa oppure no.

che sinceramente, farle prendere il treno da sola alle nove di sera, preferirei di no... sono pur sempre una mamma italiana, per quanto mi sforzi di allargare le mie vedute.

pazienza: le cene preparate anche per lei, perché non si sa mai, si trasformano in pranzi da ufficio per me il giorno dopo.

riflessione. poiché questa mentalità malata del "si resta in ufficio a oltranza anche quando non è necessario" - perché non può essere sempre necessario- sembra tipicamente italiana, ecco servito su un piatto d'argento un altro bel motivo per cercare lavoro altrove, dove sono più capaci di equilibrare lavoro e vita vera. e non per questo ci si deve sentire bollare come scansafatiche.


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