amiche da sala, amiche da cucina

sono abbastanza rigorosa nelle classificazioni.
sono rigorosa su troppe cose, effettivamente... ma è un altro discorso.
siccome sono rigorosa,  sarebbe giocoforza concludere che le amiche vere sono da cucina, quelle che capitano in casa all'improvviso e non importa: le tieni in cucina a chiacchierare davanti a un bicchiere di vino, intanto che tu mescoli il risotto.
... e il post sarebbe finito qui.
anzi, forse dovrei dire che le amiche vere sono quelle da bagno, come insegnano le mie figlie, sorprese più di una volta in pieno ceretta-party con le loro complici.
su questo, però, cedo il passo volentieri: ho limiti decisamente più ristretti dei loro.

l'amicizia, però, non si può rinchiudere in una stanza, quale che sia.
cosa rende una persona un'amica?
il fatto di frequentarsi da tanto tempo o per lungo tempo o assiduamente?
o il fatto di piacersi al primo sguardo, perché si intuisce una naturale complicità anche prima di ogni conoscenza?
il fatto di avere interessi comuni, o amicizie comuni o di frequentare gli stessi luoghi o persone?
oppure, l'aver vissuto insieme esperienze significative o averne semplicemente condiviso il racconto,  i frutti e le confidenze?
credo di aver capito che non ci sia una regola.
talvolta non mi basterebbero tutte le ipotesi che ho elencato, per fare di una persona un'amica.
in altri casi, mi è bastato molto meno.
per certi versi, un'amicizia è come un amore, e dell'amore segue i ritmi: può esserci la fase del sesso sfrenato e della passione irresistibile, può esserci quella della complicità e della confidenza, quella dell'indispensabile condivisione di ogni momento e  quella della riflessione e della tenerezza.
può esserci persino, chiaramente, quella dei litigi e delle incomprensioni.
tutte cose che, una per l'altra o una dopo l'altra o una anziché l'altra, non tolgono bellezza e significato all'amicizia o all'amore.
tutte cose che, collocate in sala o in cucina, alla fine ... cosa conta?
è mia amica chi -anche senza un perché- ha voglia di ridere e piangere con me, di accompagnarmi in scorribande improvvise o in esperienze meditate insieme, chi sa cogliere un lampo nel mio sguardo e non ha bisogno di parole, chi sa ascoltarmi o sente il desiderio di parlarmi, chi è capace di consolarmi o trova il coraggio di criticarmi, chi è felice di vedermi o di ritrovarmi.
io l'aspetto dove vuole: in sala, in cucina, o sulle pagine inutili di un blog.

Commenti

  1. ...e perché il blog sarebbe inutile?

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  2. Dunque, facciamo così: medita un viaggetto quassù, poi improvvisiamo scorribande fra picchi e città, ridendo fino alle lacrime e, coraggiosamente, criticandoti per averci messo così tanto a deciderti. Affare fatto???

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    1. sembra la soluzione perfetta. e la critica è fondata, non posso dire nulla.

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