ragione e sentimento

le guardi crescere, anche con un po' di impazienza, per quanto riguardava me.

ti senti orgogliosa e felice per ogni loro progresso o piccolo/grande successo, per le esperienze che maturano e che le fanno stare bene, per le persone belle con cui condividono il loro tempo e - appunto. le loro esperienze e poi anche il loro cuore.

più tardi, cerchi di essere comunque presente ma non invadente, una sorta di mamma a chiamata, che si materializza quando suona il campanello delle emergenze. per il resto, rimani un po' a margine, con la speranza che abbiano sempre voglia di condividere qualcosa di loro e nel frattempo tenendo ritte le antenne, che non si sa mai: potrebbero aver bisogno e non dire niente, oppure potrebbe essere successo qualcosa di bello e tu magari te lo stati perdendo, perché loro sono nel momento sacrosanto in cui non sei più tu quella a cui hanno voglia di raccontare o a cui chiedere consiglio e conforto.

ecco. questo è quel momento.

lo è già da un bel po', per essere onesta. è da tempo che per lo più non so con precisione con chi siano (compagni di università e colleghi di lavoro sono spesso poco più di un elenco di nomi, con qualche dovuta eccezione), come passino davvero il loro tempo fuori casa, cosa pensino nel loro profondo.

ma, come sempre, una cosa è saperlo e ritenerlo giusto e un'altra cosa è viverlo. la testa lo sa, lo capisce e persino lo incoraggia, il cuore rimane sempre un passo indietro.

come se non bastasse, mi pigliano pure i sensi di colpa a scoppio (molto) ritardato, ricordando di essermi comportata nello stesso identico modo con mia madre. faccende di contrappasso, temo.


Commenti

  1. Avrei voluto viverle queste espoerienze da genitore, invece mi trovo solo a ricordare quelle da figlio.. poi vero che faccio da genitore al papà novantunenne capriccioso, ma non è la stessa cosa..direi proprio un altro sport.. ;)

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    1. fare da genitori ai nostri è un'esperienza brutta, almeno lo èper me e mio fratello: loro non si rassegnano e ci trattano male, come se fosse colpa nostra. I miei sono felici di vedermi giusto il primo quarto d'ora... Coi ragazzi, invece, è diverso: la loro indipendenza è la misura del nostro "successo educativo" (le virgolette perché è un'espressione che odio), è però un successo che si digerisce a fatica. Per lo meno, per me è così

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  2. purtroppo, fare da genitore ai genitori comporta pochissime soddisfazioni, non essendoci nessuna prospettiva di crescita e miglioramento come frutto della fatica che facciamo.
    sono davvero due cose diverse, ma ti dirò che ci sono volte in cui lo sguardo contento di mio padre, quando si rende conto che siamo lì tutti insieme, è un momento che ripaga molto.

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    1. Mio padre non ha mai lo sguardo contento.
      Tolto quel primo quarto d'ora...

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