Confini

 i confini siamo noi.

noi li creiamo, li tracciamo, li difendiamo, ne restiamo imprigionati o li valichiamo, li superiamo, li abbattiamo.

da bambina passavo ore davanti a mappamondi e carte geografiche. facevo girare vorticosamente il mappamondo e poi lo fermavo puntando un dito a caso su un paese, di cui mi piaceva riuscire a indovinare nome e capitale. ma, poi, mi soffermavo sui suoi confini e mi chiedevo a chi mai fosse venuto in mente di tracciare linee così contorte, prive di senso, difficili da indovinare e rispettare proprio perché,  il più delle volte, innaturali.

ancora non lo so. ma credo di aver capito che mentre ci sono confini naturali, che -come le montagne- sembrano creati apposta per proteggerci come in un abbraccio, quelli che creiamo noi sono per lo più figli della paura, della non conoscenza e della non voglia di conoscere. figli del rifiuto di permettere a qualcuno o a qualcosa di entrare in noi o uscire da noi, del timore di accogliere e donare qualcosa di sé così come di voler conoscere e lasciar conoscere. 

alla fine, figli della miseria - morale e materiale- molto più che della necessità di proteggere o proteggersi.

i confini siamo noi. purtroppo, ci somigliano e noi somigliamo a loro.


Commenti

  1. Erigiamo confini per paura dell'altro, dell'"altro da sé", direbbe Galimberti. Li erigiamo principalmente per paura, sì, ma spesso anche per egoismo o ignoranza, entrambi riconducibili al concetto di miseria, come dici bene tu.
    Ciao.

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    1. la paura può essere comprensibile... è l'ostinazione, che non riesco a giustificare.
      ciao, buona settimana.

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  2. I confini sono umani, si. Riusciamo a essere cattivi e incarognirci, li mettiamo a terra ma soprattutto nel cervello e sul cuore.

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    1. e, spesso, quelli nel cervello e sul cuore non si vedono, al contrario delle linee tracciate. e sono terribilmente pericolosi.

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  3. Ho sempre trovato stupefacente che una linea tracciata sulla carta fosse sufficiente a separare noi da "loro", noi uguali e loro diversi. Estremizzando ( ma forse neppure tanto) potrei arrivare a sostenere la disumanità dei confini. Nel loro caso sì che il rimedio (il confine appunto) è peggiore del male (la necessità di difesa, il più delle volte)

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    1. eppure, c'è chi si diverte a farne una costante nella propria vita. come si ci fossero solo nemici da respingere e sconfiggere.

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