di nuovo, le stagioni del cuore

mia mamma ha quasi 84 anni, un animo da ragazzina e un mostro dentro di sé, inesorabile, che la corrode da vent'anni, ma non è ancora riuscito a piegare la ragazzina. non so ancora per quanto... forse poco; ma non è ancora riuscito.

mio papà ha oltre 90 anni, un carattere difficile alle spalle che ha reso la vita di coppia una sfida continua e una scommessa spesso sul punto di essere persa; ora ha un animo gentile, emerso solo in tarda età, in concomitanza con una malattia che avrebbe potuto anche virare in direzione diametralmente opposta.

insieme fanno 54 anni di matrimonio, e solo dio sa se non mi viene il magone a pensare a quanto abbiano vissuto, nella felicità e nella difficoltà, senza mollare un millimetro, per noi e per loro stessi.

ora si sostengono, come possono ma sempre, anche quando è possibile solo a parole, perché nessuno può davvero fare nulla (o quasi) per l'altro.

ieri era una bellissima giornata. lui guardava fuori dalla finestra, come un bambino intrappolato desideroso di scendere in cortile a dare due calci ad un pallone,

voleva uscire a fare una passeggiata, ma non osava chiederlo... le ultime volte, durante il pur modesto giro in zona, non si era sentito tanto bene, si era spaventato ed evidentemente se lo ricordava. anche lei si era spaventata, e non avrebbe voluto trovarsi ancora per strada da sola con lui in difficoltà.

eppure, ieri mi ha chiamata e mi ha detto che non poteva vederlo così...  sarebbero usciti, anche solo per poco, anche se lei si sentiva agitata al pensiero.

sono andati, ed è andato tutto bene. al ritorno erano felici come due bambini: lui per la passeggiata, lei per essere riuscita ad accontentarlo, superando i timori iniziali.

ci sono piccole cose che rendono una giornata qualunque un momento da ricordare.

ci sono piccoli atti di coraggio che fanno la felicità di una persona,

ci sono doni che vengono riconosciuti e custoditi, anche con enorme fatica, ma con la consapevolezza che di doni comunque si tratta e che potrebbero svanire da un momento all'altro, senza che sia stato possibile goderne appieno.

e poi, ci sono doni che non vengono riconosciuti come tali. sono forse un po' differenti da quel che avremmo desiderato, forse arrivano un po' al limite della stagione dei doni, forse presentano imperfezioni più accentuate e richiedono maggiore delicatezza. ma sono sempre doni, anzi, lo sono di più.

e vederli gettare via, con noncurante premeditazione e ostinata passività, come fossero inezie di poco conto, mi riempie il cuore di rabbia e mi fa venire un immenso magone, tanto quanto l'immagine di mio papà che guarda fuori dalla finestra in una giornata di sole.





Commenti

  1. Non posso non pensare ai miei, una vita insieme. 87 anni entrambi e mia mamma che se ne va a Settembre scorso, e mio papà che continua a chiamare mia sorella come mamma, che ci fa i regali di Natale o compleanni e nel biglietto continua a firmarsi Mamma e Papà e a noi si stringe il cuore.
    Ora badiamo noi a lui, autosufficiente per carità, che vorrebbe andare da solo in giro, guidare (e guida) e noi consapevoli che ogni piccolo contrapporre difficoltà, è come togliergli ossigeno, vitalità, voglia. E quei fantastici doni di cui parli con grazia e delicatezza, sono quelli che dobbiamo riconoscere, non negare, restituire come ci sono stati elargiti per una vita. Davamo loro poco peso, qualche volta scocciati, ma ora siamo qui a renderli di nuovo palpabili, utili, autentici.
    E la cosa meravigliosa, è che basta davvero poco.

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    1. Dovremmo restituirli… hai ragione.
      Ma, forse, chi non li ha ricevuti o percepiti come tali, non li riconosce. Oppure, li riconosce, ma preferisce voltarsi e continuare sulla strada di sempre.
      Basterebbe davvero poco talvolta, è vero … ma talvolta sembra ancora più semplice far finta di niente.

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  2. Qualche decennio fa, un mio compagno di scuola esclamò, sgranandongli occhioni scuri: "ma davvero tua mamma sa fare la macedonia?!?!". La sua no, non la sapeva fare, e lui riconosceva il valore simbolico di una macedonia affettuosamente preparata per la famiglia. Altri, invece, ritengono che non sia il caso di fare tanto cancan per una semplice macedonia, che ben altri devono essere i segni tangibili di un affetto profondo.
    Quanta sofferenza può nascere da un malinteso!

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    1. Già, come ho fatto a non pensarci? Tutto un banale malinteso, di certo.

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    2. Nessuna incomprensione è mai banale

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