Fragilità
mi trovo in un limbo perpetuo.
forse voglio troppe cose tutte insieme,
e nessuna con ardore sufficiente.
(Elif Shafak- Tre figlie di Eva)
tocca fare i conti con se stessi, periodicamente o ad un certo punto.
tocca riconoscere le proprie debolezze e chiamarle con un nome, possibilmente il loro.
e non c'è periodo migliore ( o peggiore, forse) di questo, per chiamare ogni cosa con il suo nome.
il mio nome, oggi, è "distacco".
se volessi darmi un tono, sceglierei atarassia; se volessi definitivamente distruggermi, sceglierei indifferenza.
invece, no: non riesco neppure a dare un'impronta a questo nome.
non mi mancano i desideri: ci sono, aspettano con pazienza, quasi nessuno si può comprare e quasi tutti sembrano troppo lontani, e questo basta a farli allontanare ancora di più.
ma, soprattutto, capisco che sono desideri solo miei: non condivisi, meno ancora incoraggiati.
non è da oggi, ho capito che accade praticamente da sempre; il che spalanca porte su altri interrogativi.
non vuole essere un alibi, né un tentativo di attribuire ad altri responsabilità solo mie: ma è pur vero che un fuoco ha bisogno di ossigeno per ardere... o si spegne.
...ma una chiacchierata? Che, sai, alla fine tutto 'sto scrivere fa venire i crampi alle dita
RispondiEliminatante volte scrivere è solo un altro modo di riflettere ad alta voce, fa bene comunque.
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