in una sera di fine estate

semi sdraiata sul divano lungo, quello che- se ti metti dalla parte giusta - ti lascia guardare fuori dal balcone. 
certo, lo sguardo deve rimanere alto... per spaziare oltre il parapetto e il vaso dei fiori ostinatamente aggrappato, pur vuoto: il caldo vuole vittime sacrificali e la mia incuria fa il resto.
in questo modo, mentre entra una piacevole aria fresca che da tanto aspettavo, si vede uno scorcio di quel che c’è intorno.


di per sé, nulla di particolarmente attraente, soprattutto per chi magari sia abituato a scenari di idilliaca bellezza, tipo giardini.
ma ho capito da tempo di non esser tipo da giardini... 
in realtà, non sono tipo neppure da ciò che vedo.
non so più, bene, che tipo sono.
ma sono qui, e guardo quel che c’è.
quando sono di buon umore, nella luce metallica dei tramonti d’autunno, mi dico che l’edificio sullo sfondo può somigliare a un quadro di hopper. 
intanto, nella penombra, in televisione scorre un film con diane keaton e morgan freeman: cercano di decidere se vendere o no l’appartamento di brooklyn dove hanno vissuto per oltre quarant’anni. 
irreale... perché è brooklyn, e perché ci hanno passato quarant’anni: non si può vendere.
irreale anche la mia sera.

Commenti

  1. Quarant'anni nello stesso appartamento... non faccio più in tempo!

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    1. perché? potresti , avresti più o meno l'età di mio padre

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  2. forse, ma dovrei non muovermi più da qui, cosa altamente improbabile

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