Di donne e di compagne. Ovvero, il mondo è bello perchè è vario.

C'è B., mia amica da molti anni, anche se solo relativamente in tempi recenti abbiamo iniziato ad avere maggiore confidenza e profondità di rapporti.
E' molto diversa da me, ma questo non impedisce stima reciproca e piacere nella frequentazione.
Ha una visione della vita molto tradizionale, che prevede ruoli un po' stereotipati all'interno della coppia (la sua, di coppia, regge da 30 anni pure se fra alti e bassi... magari ha ragione lei).
La donna regge le sorti - della famosa coppia- tessendo e tramando con basso profilo, pronta al sacrificio e all'abnegazione pur di tenere appiccicato il tutto. 
Raramente (anzi.. forse mai) prende iniziative in prima persona o fa qualcosa in autonomia da lui; più spesso corrode i ponti, come un'acqua cheta.
In sostanza, diamogli pure la sensazione di comandare, a questi uomini; tanto siamo comunque noi a dirigere, anche a costo di sembrare arrendevoli. Di fatto, non ho mai capito se ottenga veramente ciò che vuole.

C'è L., mia recente "amica" (forse è un po' troppo chiamarla già così,), donna intelligente e di forte personalità, con una spiccata facilità ad intessere nuovi rapporti e - per quanto posso aver capito- una certa tendenza all'inquietudine e al cambiamento.
Il suo atteggiamento nei confronti dell'amore e dell'amato suona più o meno così: "io sono così, e lui lo sa, non so essere diversa; d'altronde, se lui avesse voluto una persona diversa non avrebbe cercato me, ma qualcun'altra".
In effetti, mi sembra che il ragionamento faccia poche grinze ...
L'ho conosciuta tramite B., che è rimasta invischiata suo malgrado nel desiderio di L. di avere nuove amiche qui, dove non conosce nessuno e dove si è trasferita - non da molto - per vivere dal suo compagno. 
In questi giorni, la sua storia è giunta al capolinea, e lei è naturalmente disturbata.

Poi ci sono io, presa un po' in mezzo tra questi due opposti universi femminili, in cui una si sfoga per la recente delusione e l'altra (da sempre amica dell'ormai ex compagno di L.)  mi dice che L. non poteva aspettarsi nulla di diverso, comportandosi come si comporta.

Istintivamente, so a chi sono più simile. 
Istintivamente, detesto le manovre subacquee, detesto vivere lavorando ai fianchi e non sono capace di fingermi diversa da come sono.
Se tanto mi dà tanto, non sembra una linea che paga molto.

Commenti

  1. B forse evita conflitti, ma rischia di apparire una gatta morta se non una vera e propria ipocrita manovratrice. O magari invece è solo il desiderio di non ferire i sentimenti di chi, da tanti anni, condivide la sua vita: questa non sarebbe ipocrisia, solo delicatezza.
    L, così coerente e ben fornita di autostima, dimostra di avere un grande rispetto di sé. Purché "grande rispetto di sé" non diventi incapacità di accogliere un altro punto di vista e, magari, di cambiare idea: il cambiamento è la parte visibile della crescita di ciascuno di noi, non cambiare mai significa non imparare e non maturare. "Io sono così e se non vi vado bene potete cercare un'altra persona" può anche significare, fra l'altro, non riconoscere che alcuni tratti del carattere sono difetti e che correggere un difetto significa migliorare.
    Non so: come al solito, probabilmente, un po' di questo e un po' di quell'altro aiuterebbero a vivere un modo equilibrato...
    L'equilibrio, il sogno della mia vita...

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  2. L'equilibrio è una sorta di perfezione, e la perfezione raramente è di questa terra...
    Comunque, nessuna avrà mai pienamente ragione.
    Saper cambiare (entro certi limiti e con riferimento a certi aspetti) è senz'altro segno di maturità e di intelligenza.
    Penso però che, più che cambiare le persone, debbano saper evolvere i rapporti nel loro complesso.
    Se mi innamoro di una persona, è perché mi piace come la vedo... se lascia vedere o almeno intravedere ciò che è. Forse non mi aspetto che debba o possa cambiare, se non per smussare qualche spigolo.

    B. non è ipocrita, non credo. Solo molto portata ad accettare compromessi per salvaguardare ciò a cui tiene.
    L. mi sembra molto diretta, e di certo non trae in inganno sul tipo di persona che è. Difficile non capirlo.

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  3. Non conosco né B. né L. perciò il mio è un discorso assolutamente teorico: in nessun modo esprime un giudizio sulle tue amiche. E sì, hai ragione: devono evolvere i rapporti fra le persone. Credo però che debbano evolvere coerentemente con i cambiamenti che si verificano col tempo: può non piacermi, ma io non sono più la stessa persona che ero vent'anni fa, credo che nessuno di noi lo sia.
    Quando accettare un compromesso diventa arrendevolezza?

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    Risposte
    1. Certo che si cambia, ci mancherebbe solo il contrario!
      Ma questo è normale e connaturato alla vita. Meno normale (ma è solo il mio parere) è imporsi di cambiare per compiacere o non perdere qualcuno.

      Diventa arrendevolezza, credo, quando si cede su tutto, quando semplicemente si asseconda la volontà altrui senza conservare nulla o quasi di ciò che si era. Poco importa se per debolezza o per convenienza.

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    2. Imporsi di cambiare per compiacere qualcuno è un suicidio.

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